L’ingegneria delle strutture in acciaio è un’attività complessa e con molteplici applicazioni settoriali, civili e industriali. Non c’è realizzazione civile e industriale che in qualche modo coinvolga l’aspetto strutturale, in generale, e quello delle strutture in acciaio, in particolare. In Italia l’adozione di strutture in acciaio per il settore residenziale e spesso anche industriale (capannoni) è ancora secondaria rispetto a paesi come gli Stati Uniti e il Giappone, ma certamente in fase di espansione.  Largamente diffuso è l’utilizzo di strutture in acciaio per le applicazioni impiantistiche: attraversamenti, pipe-rack, tralicci di sostegno, etc.

Con le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008), l’utilizzo del metodo di verifica semiprobabilistico agli Stati Limite è diventato cogente in Italia; salvo il caso di costruzioni di tipo 1 e 2 e classe d’uso I e II, ricadenti in zona sismica 4, per le quali è ancora ammesso il metodo di verifica alle tensioni ammissibili, con riferimento al D.M. LL.PP: 14.02.92, per le strutture in acciaio e calcestruzzo.

Gli Eurocodici (http://eurocodes.jrc.ec.europa.eu/) sono una serie di dieci standard europei, EN 1990 – EN 1999, che intendono fornire un approccio comune alla progettazione edilizia e civile, in generale, oltre ai prodotti di costruzione. Essi rappresentano il mezzo raccomandato per la conformità con la Direttiva sui Prodotti da Costruzione su cui apporre il marchio CE. Gli Eurocodici adottano il metodo di verifica semiprobabilistico agli Stati Limite.

Con Decreto 31 Luglio 2012, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha approvato le appendici nazionali recanti i parametri tecnici per l’applicazione degli Eurocodici (GU n. 73 del 27-3-2013 – Supplemento Ordinario n. 21).

Lo standard di costruzioni adottato oltre oceano (e non solo) edito dall’American Institute of Steel Construction (AISC) nell’ultima edizione di giugno 2010 della sua “Specification for Structural Steel Buildings” (ANSI/AISC 360 10) adotta il principio degli Stati Limite, riconoscendo che la prova di integrità strutturale può basarsi sulla resistenza nominale piuttosto che sulla resistenza di progetto (LRFD, Load and Resistance Factor Design) o sulla resistenza ammissibile (ASD, Allowable Strength Design).  A ciascuna metodologia corrisponde un metodo di combinazione dei carichi  e un metodo di calcolo della resistenza richiesta. I due metodi camminano in parallelo con pari dignità. Questo standard non fornisce, tuttavia, le combinazioni di carico e rimanda ai codici di costruzione applicabili (applicable building code, section B2, page 254). In assenza di una regolamentazione (locale, regionale o nazionale) carichi nominali, fattori di carico e combinazioni di carico sono da prendersi dalla norma ASCE/SEI 7-2010.

 

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